C’è un volto di donna che sempre accompagna un uomo che Va. E’ quanto sappiamo da una donna, una grande donna, una grande scrittrice ed una grande filosofa: Simone de Beauvoir, compagna di Jean Paul. Lo sappiamo da uno dei volumi della sua celebre autobiografia, schizzo di un’intera epoca: "La force de l’age". E’ lei che ci partecipa anche l’origine e l’evolversi tanto del pensiero del filosofo del Novecento quanto del proprio. Il concetto cardine della
filosofia sartriana derivante da Husserl - quello dell’intenzionalità - che Sartre ha conosciuto grazie all’amico Raymond Aronne, il grande sociologo, e che svilupperà a suo modo ne “La trascendance de l’ego” e soprattutto ne “L’essere ed il nulla”, deve molto, tantissimo, ad un volto di donna. Non si tratta però di quello della sua compagna, ma un altro, un volto celeberrimo, da alcuni definito “metafisico”, quello della “Melancholie” di Durer. E’ in questo volto che il giovane Sartre riconosce la connotazione fondamentale
dell’esistere dell’uomo: l’incompiutezza. L’uomo è l’essere che non è e non può essere fondamento a sé stesso, se lo fosse sarebbe Dio. L’uomo è strutturalmente intenzionalizzante, ma ciò che conosce può conoscerlo solo in quanto intenzionalizzato. Ma egli è per natura intenzionalizzante cioè trascendente, ma perciò stesso necessariamente strutturalmente libero e perciò responsabile. Può però conoscere il mondo, gl’altri, e perfino sé medesimo solo intenzionalizzandoli, perciò oggettizzandoli, “pietrificandoli“. E’ perciò impossibile
all’uomo il fondarsi su di sé. E l’uomo ha coscienza di ciò. Ha coscienza, come già per San Tommaso d'Aquino, della propria finitudine. L’uomo è strutturalmente volto e alla trascendenza e alla fondazione: è questa la sua “passione”. La Malinconia è tutto questo. Questo è l’espressione metafisica di quel volto. E’ un volto che ha a lungo impegnato il pensiero del giovane filosofo, al punto che ad esso era dedicato il titolo del più celebre dei suoi romanzi,
originariamente “La Melàncholie”, ma fu poi l’editore Gallimard ad imporre il titolo con cui esso sarà per sempre conosciuto: “La Nausée”. Nel 2005 ne ho acquistato una copia. L’editore - sempre Gallimard - ha forse voluto rendere successivamente un omaggio a Jean Paul: la copertina, sotto il titolo, porta a piena pagina l’immagine dipinta dal pinctor optimus, l’immagine che fu all’origine dell’opera, “La Melancholie”, appunto.
francesco latteri scholten